Articoli interessanti

La Sarca

Visto l’interesse scaturito dall’interpretazione dell’idronimo Sarca, mi permetto di intervenire con argomentazioni che sono qualcosa di più di opinioni personali o di elucubrazioni che non si possono certificare.

Essendo abituati ormai da molto tempo a riconoscere al fiume Sarca il genere maschile, sembrerebbe perlomeno strano il titolo di questo libro che mette il toponimo nella giusta dizione al femminile “la Sarca”. Stimolati da alcune osservazioni nate tra gli studiosi locali e tralasciando le annose diatribe a livello nazionale sul genere dei fiumi, siamo andati a spulciare le antiche carte giudicariesi per vedere come i nostri progenitori chiamavano il loro fiume. E non ci è voluto nemmeno molto per giungere alla conclusione dato che già dalle più antiche pergamene che ci sono pervenute appare senza alcun dubbio che i giudicariesi usavano il termine “ la Sarca”.  

I primi documenti in cui troviamo questo toponimo sono due compromessi tra gli uomini di Pinzolo, Baldino e Carisolo per la sistemazione del greto del fiume, il primo datato 28 ottobre 1232 ed il secondo rogato il 7 novembre 1243. Sia nel primo che nel secondo, il fiume appare definito come “la Sarca”, ed in particolare nel secondo, il genere appare chiaramente “usque in sarca que curit inter carisolum et runcum (…) usque in alia sarca”; purtroppo, questi documenti che sono stati letti e regestati nel 1903 da Silvestro Valenti, oggi risultano scomparsi. Tuttavia a Bocenago  il 9 luglio 1354, il notaio Bartolomeo del fu ser Albertino detto Pizenino da Fisto roga un atto che pone fine alle continue liti tra Varcè, Bocenago e Canisaga, riguardanti certi termini di confine tra le rispettive comunità. Nel documento appare per la prima volta la dizione completa: “… flumine quae dicitur la Sarcha…”. Altri chiari esempi li troviamo nel 1442 “…iuris cargandi et descargandi mercaturas in portu della Sarca…” (ASTN, sez Lat. C 4, 169), nel 1448  “…in pertinenciis s. Mariae della Sarcha … occasione communium et  pascuorum de la Sarcha…” (ASTN, sez Lat. C 30, 61) e nel 1541 “…praestatione decimarum loci nuncupati el Piano della Sarcha…” (ASTN, sez Lat. C 3, 196).

1232

Pergamene Pinzolo. 1232 - ind. V ottobre 28 . . . . Alcuni delegati (“iuratores”) di Pinzolo e di Carisolo cioè Arsio (?), Gandino, Boninsegna, Lorenzo, Morandino fu Acerbo, Persico fu Odolino, Vabeno, Angelino fu Calcado, Boninsegna figlio .............., fu Manfredo da Carera*, Giov. fu Orso da Carera, Vidone (“Wido”) fu Zaffo e Zambonino fu Guarimberto da Baldino - tutti fiduciari di Pinzolo - Baldino: Trepino fu Cupa, Atto, Muenzio fu Belone, Albertino fu Zuccone, Pretino “caliari” ......... figlio di Giovanni e Ognibene fu Fozo da Carisolo - eletti dalle rispettive loro comunità allo scopo di transigere ogni questione e discordia per il monte Solghera, per la Ghiaia * le costruzioni erettevi e gli alberi messi in coltura, le vie d’accesso ed il ponte eretto da quelli di Pinzolo sulla Sarca e per il monte Maiabò - giurano sui santi Vangeli d’adempiere scrupolosamente il mandato, mentre in plebiscito dei singoli vicini promette giuratamente d’osservarne l’esecuzione, che viene documentata.

1243

nov 07- Pergamene di Pinzolo. Compromesso e laudo fra Pinzolo, Baldino e Carisolo per deviazioni della Sarca. a Roncaz….quid ? ipsas presas fecerat et ipsas aquas traxerant et removerant de lectulis antiquis in loco roncaçi a via de sub molendino a tovis inferis usque ad sarcam manbonis et a ramono de (vintarini ?) iuxta rivum ? ...... usque in sarca que curit inter carisolum et runcum ? sicuti ocurret ? usque in alia sarca

1295

Perg Giustino. 1295 Ind. 8 Martedì 25 Ottobre…seu eorum de Caderzono locis Pixonatis usque in flumen Sarchae”

1324

Perg Strembo. [1324 Ind. 7 il 1° Giugno] Lodo di Geremia da Sporo maggiore: “Valmezana, quae est per medium lapidem ab Anglo, qui lapis est ultra Sarcam versus mane

1360.

1360. Ind: 13 Mercoledì 25 Marzo. Flumen Sarchae”.

1413

132 -. Ind. 6 luglio 2 …coherent ab una parte homines dictarum villarum Bocenagi, Verzei et Canixagae ab allia parte homines villae Mortasii de Supravia, ab uno capite flumen Sarcae ab alio capite Mons Palastri,

1442

C 4, 169. Anno 1442, 17 februarii. - Homines Calavini, Madrutii et Lasini recurrunt ad dominum Ioannem de Cocapanis de Carpo vicarium in temporalibus tridentinae civitatis pro confirmatione antiqui eorum iuris cargandi et descargandi mercaturas in portu della Sarca cum omnibus suis iuribus qui dominus vicarius in dicto iure eos confirmavit.

1448

C 30, 61. Anno 1448 indictione 10, die veneris 19 madii in pertinenciis s. Mariae della Sarcha. -occasione cummunium et  pascuorum de la Sarcha..

1452

9 Capsa 2 . 16. … versus mane lacus vallis Cavedenis et fluvii Sarche]. APV

1455

183. Anno 1455, 16 martii. - Compositio facta inter dominum Guielmum de castro Nani proprietarium castri Madrutii tanquam regulanum Calavini, Lasini, Madrutii et Toblini et dominum Gratiadeum de castro Campi praetendentem unam petiam terrae subtus ecclesiam s. Mariae della Sarca

1541

Capsa 3, 196. Anno 1541, die 29 septembris, Tridenti in arce Boni Consilii. - Dominus Christophorus episcopus tridentinus accedente capitulari consensu in favorem sui genitoris domini Gaudentii baronis castrorum Madrutii, Avii et Brentonici, sacrae regiae romanae maiestatis consiliarii et camerarii ac serenissimorum principum Austriae etc. camerarii supremi, eximit a praestatione decimarum loci nuncupati el Piano della Sarcha

1509

10. Anno 1509. -Item quoddam exemplar unius locationis factae cuidam Nicolino de una domo et de muta ad pontem Sarcae.

1518

218. Anno 1518, die 14 augusti, Tridenti in arce Boni Consilii. - Dominus Bernardus episcopus tridentinus pro conservatione pontis Sarchae subtus montem Casal et monasterium s. Mariae de Sarcha,

1555

30ottobre, p. 115 Lutterini …Il terreno confina a mattina presso il fiume Dovina, a sera presso l’acquedotto del mulino di quelli della Zovana, pro parte et ab inde ultra versus flumen Sarcam, apud viam publicam usque ad pontem Sarchae, Le Sarche, sing. La Sarca

1664

107. Consignatio bonorum mensae ac capitulo tridentino anno 1664… transactionis cum ipsis factae quae bona sunt ad Sarcas et sunt sex mansus cum buschis.

1664

107. Consignatio bonorum mensae ac capitulo tridentino anno 1664, die 30 septembris a dominis Carolo canonico salisburgensi et Francisco fratribus de Castrobarco ratione transactionis cum ipsis factae quae bona sunt ad Sarcas et sunt sex mansus cum buschis. Emptio facta a mensa episcopali anno 1665, die 8 februarii de uno manso ad Sarcas et buschis ab eisdem fratribus de Castrobarco pretio renensium 2850.

1807

Notaio Giuseppe Ongari 1807…Convien fare una nota sopra la gran pioggia venuta nel corrente autunno, mentre dai 3 Nov.bre fino al 30 detto, non abbiamo avuto un giorno senza pioggia. Anzi due volte si sono mosse le valli, ed anche la Sarca è cresciuta di molto,

 

Bocenago, AC, 16

Et a flumine Sarche

 

 

 

 

1354 luglio 9, Bocenago,   Bocenago, AC, 77

Ramondino del fu dominus Pederzoto di Lodrone, abitante a Caderzone, sindaco di Varcè e  Pietrobono del fu Bartolomeo detto Odrello di Bocenago, sindaco di Bocenago e Canisaga, per porre fine alle continue liti fissano i cippi di confine tra le due comunità posti sui monti Pago, Plano, nella valle del Pago tra il fiume Sarca e le comunità sotto la pieve del Bleggio.

Notaio: Bartolomeo del fu ser Albertino detto Pizenino di Fisto (ST).

Originale; mm.854x255; a tergo note di contenuto e archivistiche.

Regesti: Casetti A., p.68; Valenti S., n.10, cc.8-9.  

Strembo, AC, 51388 giugno 11, Giustino (1)

Val Genova o Val di Genova?

Val Genova o Val di Genova?

Perché si cambia un toponimo?

 

Da qualche tempo, iniziando da Pinzolo e da qui diffondendosi a macchia d’olio, il toponimo Val di Genova, in maniera del tutto arbitraria, è stato mutato in Val Genova. Perché? Qualcuno se lo è mai chiesto? Perché un termine in uso dalla notte dei tempi si cambia di punto in bianco senza nessun motivo o spiegazione? Perché, in questi tempi dove in Trentino in molti auspicano un ritorno al bel tempo che fu, ci si arroga il diritto di rinnegare un toponimo che vanta almeno otto secoli di storia?

Otto secoli di storia, sì, otto secoli almeno, perché il primo documento conosciuto che cita il toponimo è una pergamena conservata tanto nell’archivio comunale di Giustino quanto in quello di Massimeno e datata 21 maggio 1224 dove si legge “… quod a Pebordù in foris per totam vallem de Zenoa plane nullum habitaculum debeat esse cum ..... bestiis a state et autumno.”. Ed anche “… quod a Pebordù in foris usque ad pissum Ardis et a Çembrugis vallis de Zenua, qui sunt ab una parte et ab alia inferius, sunt jura S. Mariae de Brixia …”. Giustino AC, 12 e Massimeno.

Questo è l’esempio più antico ed è chiarissimo, ma da allora il toponimo si ritrova con frequenza in ogni secolo fino ai giorni nostri. Citiamo solo qualcuno dei numerosissimi esempi in pergamene e documenti cartacei sparsi per gli archivi trentini: 1295, Giustino “montis vallis Zenovae” Caderzone AC 1.1; 1336, Bocenago e Strembo “in valle Zenoe” Strembo, AC, 2;  1345, Bocenago “montis Careti jacentis in valle da Zenoa” AC Bocenago; 1349, Lomaso, “alio capite vallis Zenoae, sive aqua, quae labitur per vallem Zenoae” Tovazzi, Arch. Lomasino, 26; 1388, Strembo e Bocenago, “in valle dicta Val Dezenoa” Strembo, AC, 5 e Bocenago, AC, 20; 1498, Giustino “ vallis Zenoe” Giustino AC, 15; 1533 Massimeno, Strembo, Mortaso  “… in fundo vallis Genuae penes Sarcham” AC Massimeno, Strembo, Mortaso; 1558,  Mortaso e Strembo, “ac vias per vallem de Zenova” AC Mortaso e Strembo;  1568, nella Carta di Regola di Mortaso art. 147 “valle di Zenova”; 1584, Strembo  “in valle appellata Val de Zenova” AC Strembo 7; 1612, Pinzolo, Caderzone, Carisolo  “loco dicto li gazi de Zenova” AC Pinzolo, Caderzone, Carisolo; 1613,  Strembo “Fulgarida et Covna pertinentiarum Vallis Genuae” AC 95 Strembo; 1758, Carisolo, Strada di Val Genova AC Carisolo; 1777, Carta di Regola di Massimeno art. 25, “valle di Genova”.

Qualche esempio lo estraiamo anche tra le numerosissime citazioni che si trovano all’Archivio di Stato di Trento nel Capitanato Distrettuale di Tione: 1794, “Concorrenza per formar la strada di Zenova” CT  L 66; 1850, “L’alluvione rovina la strada della valle di Genova CT L71;  1868,  “nella Valle di Genova”, “Val di Genova” CT L121,n.26; 1876,  Guardia boschiva in Val di Genova ASTN CT L132 f. XIII Forest.; 1892,  “Divisione della Val di Genova” ASTN CT L174 f.X Comun.; 1912, “Teleferica Vidi in Val di Genova”.

E ancora, nel diario del notaio Giuseppe Ongari: 1809,  “si salvarono nella Valle di Genova”; nei rogiti del notaio Giuseppe Antonio Cavoli, 1804, “…selva di Genova, …la valle di Genova”; 1807, “in Valle di Genova”; nell’archivio comunale di Pinzolo, 1878 “… essere la località Val di Genova di jugeri 168…”; 1887, “Fontanabona nella valle di Genova” ASTN CT L220 XXIX Forest.. 

Fin qui le citazioni documentarie, dove è necessario ribadire che in latino la desinenza ae, oppure per comodità dell’amanuense, solo la desinenza e, (Zenoae, Zenoe, Genuae, Zenue), indica il genitivo singolare e si traduce con di.

Ad onor del vero qualche rarissimo esempio di “Val Genova” si riscontra, come in una pergamena del 1559 nell’archivio comunale di Strembo e in un accenno di Michelangelo Mariani nella sua “Cronaca” del 1673 dove scrive “la Valle detta Genova”, ma sono eccezioni che confermano la regola, se non diamo credito al pur valido Giuseppe Rabensteiner, i. r. Cancellista di Tione che lo stesso Valenti giudica “infaticabile e paziente lavoratore”, che nelle trascrizioni e regesti delle pergamene riporta quasi sempre “Val Genova” trascurando la desinenza ae del genitivo singolare.

Lo stesso Luigi Fantoma poi, che si firmava “mia maestà Luigi Fantoma Re di Genova”, nei suoi diari manoscritti nel sincero idioma locale, scrive “Val Genova” nel primo quaderno e “Val di Genova” nel secondo.  

Vogliamo altri esempi?

In un manoscritto tardo secentesco conservato alla Comunale di Trento dal titolo “Istoria di Trento” si legge: “… ed a lato di Rendena v’è il monte detto Val di Genova ove è sempre neve e si prendono li astori, aquille, lepri bianchi, ritrovandosi diamanti, minere d’oro et argento” BCT ms 246.

E ancora. Per disegnare il famoso Atlas Tyrolensis, Peter Anich ed i suoi collaboratori furono in Giudicarie tra il 1760 e il 1762 e riportarono il toponimo “V. di Genova”, lo stesso che già si trovava nella Carta del Sudtirolo edita a Vienna nel 1760 dal barone Ioseph von Sperges da Innsbruck e che Anich sicuramente aveva tra le mani. Pochi anni più tardi, nel 1778 veniva editata un’altra carta, quella del conte Francesco Manfroni e anche in questa si riporta “V. di Genova”.

Così l’IGM, Carlo Gambillo nel 1882, Silvestro Valenti nei primi anni del Novecento, Cesare Battisti nelle sue opere geoetnologiche, riportano sempre il toponimo Valle di Genova, per non parlare di Karl Sonkler, Julius Pajer, Vittorio Stenico, Ernesto Lorenzi e i più recenti, Aldo Gorfer, Mario Rigoni Stern e Romano Masè, attuale responsabile del Dipartimento Territorio, Agricoltura, Ambiente e Foreste dalla P.A.T., che nella sua pregevole tesi di laurea presentata nel 1984 dal titolo “Piano di assestamento forestale e faunistico della Val di Genova” ne esamina con lodevole attenzione ogni rimarchevole aspetto.

A partire dagli anni novanta del secolo scorso ecco che, sempre più frequentemente, l’esatta, antica, dizione Val di Genova viene sostituita con Val Genova, un ritorno alle origini? Un fatto di costume? Che altro?

L’esatta versione da adottare ci sembra sufficientemente dimostrata ed ampiamente supportata perché si possa evitare ogni incongruenza.

Lasciamo infine ad altri le elucubrazioni etimologiche sul toponimo perché, escluso a priori il coinvolgimento della città di Genova, non condividiamo né la chiamata in causa del popolo dei Genaunes, sottomessi dai romani quando il Trentino vi era già sottoposto, né il fantasioso riferimento alla forma a ginocchio (genua si traduce in ginocchia, al plurale, vallis Genua, cioè valle delle Ginocchia, mentre al singolare sarebbe genus, cioè vallis Genus, valle del Ginocchio). Concludiamo perciò con le sagge parole di Carlo Gambillo: “Questa non è che una supposizione, ma in questo campo non si fa altro, ch’io sappia, che costruire ipotesi più o meno plausibili e questa mia è altrettanto permessa quanto altre che corrono, frodando la gabella del buon senso, e non hanno altro e più solido fondamento scientifico che una mera accidentale assonanza.”

 

Testo